SovranismoPopolare

Bettino Craxi… un patriota, un sovranista!

Venticinque anni sono passati dalla morte di Bettino Craxi.
Sembra sia passato un secolo.

Era il 19 gennaio del 2000…

Dopo la caduta del leader socialista il nulla.

Il trionfo del “Britannia”, la nascita della II Repubblica, la perdita di ogni sovranità.
Un irrefrenabile declino della politica e della nazione.

(L’ultimo Berlusconi accennò un tentativo di tornare a quel “sovranismo popolare” di Craxi… sfiorando la stessa fine, attraverso l’inasprimento unico più che raro della persecuzione giudiziaria)

Da quel tempo sino a questa attualità ne abbiamo visto di ogni…

Lo Statista Socialista è, senza tema di smentite, stato l’ultimo vero politico nell’accezione più pura del concetto.
Non a casa questo il titolo dell’ultimo libro su Craxi…
Non esiste nessun leader di partito che abbia una sorprendente attualità di pensiero come Bettino Craxi.

Un “irregolare” post litteram, dotato di un fiuto politico che lo portava a comprendere i cambiamenti che stavano svolgendosi in Italia e nel Mondo.

Un combattente irriducibile.
Un Patriota. Un Sovranista. Un Sovranista Popolare.
Un Socialista autentico.

Non si è mai arreso né contro gli anglo-americani, né contro le disavventure che lo hanno perseguitato.

Ha avuto sempre la forza e il coraggio di lottare contro gli avversari del mondo politico, giudiziario e dei mass media che, ingiustamente, lo avrebbero voluto in galera.

Denunziò alla Camera il sistema del finanziamento illecito dei partiti, non salvando alcun partito, compreso il suo.

L’Aula si rifugiò in un silenzio assordante, trovando, strumentalmente, in Bettino Craxi, il capro espiatorio, un antico rito biblico con cui si chiedeva il perdono dei propri peccati.

L’Aula, presieduta da Giorgio Napolitano, giocò a sfavore del leader socialista, alcuno intervenne per sostenere le sue argomentazioni sui costi della politica, giocoforza, le inchieste giudiziarie avrebbero preso una piega diversa.

E pure capolavoro di irridente eloquenza fu il suo discorso come testimone in aula interrogato da quel Di Pietro risibile meteora della politica italiano dopo “Mani Pulite”…
Una denuncia pubblica di ciò che tutti conoscevano fosse la prassi della corruttela e pure che tutti fingevano di ignorare…

E lo condannarono così… al rito biblico del linciaggio, tramite lapidazione, con il lancio di monetine all’uscita dell’Hotel Raphael di Roma.
Comunisti e neofascisti… coloro i quali Craxi aveva superato e sconfitto… nella politica e con le idee…

Ricordiamo in prima linea Batman Fiorito e una schiera di missini ed i compagni che nel postcraxismo avevamo visto il loro successo…

Contro Craxi si scatenarono tutti.
Destre e sinistre, servi di ideologie sconfitte dalla storia… scelsero riti barbarici per combatterlo.

Innescarono una guerra civile a bassa frequenza, sostenendo un pool di Pm, che avevano scambiato lo Stato di diritto con lo Stato etico!

Craxi è stato il politico più perseguitato dalla magistratura e il più oltraggiato dai mezzi di informazione, nonché, nei suoi confronti ci fu un furore giacobino apripista dell’antipolitica e del globalismo sfrenato.

L’accanimento giudiziario vide la celebrazione di processi farsa a tamburo battente.
Un inedito per quei tempi!
Processi in cui non vennero mai interrogati i testimoni a suo carico nel dispregio di ogni garanzia della difesa….
Un golpe che avrebbe portato le nuove sinistre fucsia, green e arcobaleno al potere, con il beneplacito e la grande soddisfazione degli ‘atlantici’.

Lo scopo degli eredi del Pci, nelle diverse declinazioni sino al Pd, era quello di prendere il posto del Partito socialista, sotto mentite spoglie, dopo il crollo del Muro, dopo aver scelto Washington come nuovo padrone.
Mosca crollava sotto le macerie del Muro di Berlino…

L’odio globalista e atlantico contro Craxi aveva vecchie radici.

Sigonella su tutte.

Tonino Tatò rispolverò il “socialfascismo” in una nuova versione, accusando il Partito socialista di avere come segretario un “avventuriero, un capo banda”.

A Craxi non è mai stato perdonato il suo patriottismo, il suo ‘socialismo tricolore’ seme dell’odierno ‘sovranismo popolare’.
Craxi fu – di fatto – condannato a morte.
Una “sentenza” che colpì al cuore la democrazia.
Craxi è stato assassinato come altri sovranisti.
Enrico Mattei, tirato giù da un aereo… e Aldo Moro assassinato in una Renault 4…

Noi – come Redazione, Centro Studi e Comunità Politica e Militante – non scopriamo oggi Craxi.

Mandammo una corona al suo funerale.
Nel 2010 tappezzammo Roma di manifesti con una sua gigantografia con scritto “Craxi un vero italiano!”.
Nel libro “La sfida del presente” molto fu scritto sul leader Socialista.
Il nostro Giulio Saraceni l’anno scorso è stato ad Hammamet a commemorare Bettino.
Siamo stati tra i primi a difendere Craxi, le sue scelte politiche e a capire che Mani Pulite era un attacco a Craxi e al suo Socialismo Tricolore ed ancora un attacco alla Nazione e allo Stato Popolare.

Il Socialista lavorava per costruire un’Italia autonoma, responsabile, sovrana ed indipendente, cattolica, socialista e popolare.
E soprattutto Mediterranea!

Con Craxi l’Italia fu protagonista nel Mediterraneo e in Medio Oriente.
Non solo.

A Comiso, in Sicilia, aprì una base con un dispiegamento di 112 missili BGM-109 “Tomahawk” nel quadro del rilancio della contrapposizione strategica dopo l’ascesa alla Casa Bianca di Ronald Reagan.

Questa fu l’Italia in cui Craxi seppe agire da Presidente del Consiglio negli anni successivi: un’Italia dotata di visioni di ampio respiro, con il Mediterraneo come epicentro della politica.
Da Presidente del Consiglio non mancò giammai di promuovere un’attenta difesa degli interessi nazionali.
Craxi, formato nel mito del Risorgimento, sentiva con grande enfasi l’idea dell’identità e della sovranità nazionale coniugata con le idee socialiste.

Alla Fiera del Levante, poco dopo l’ascesa al governo nel 1983, Craxi indicò il Mediterraneo come principale spazio d’azione per la politica di Roma, sottolineando di ritenere chiaro che “l’Italia, immersa nel Mediterraneo, sente profondamente l’impulso naturale che la spinge a collegarsi con i popoli e i Paesi della regione mediterranea”.

Craxi promosse quella che sarebbe stata la sua agenda negli anni a venire: integrazione economica, commercio, diplomazia, contrasto al terrorismo, mediazione con il mondo arabo.

“Siamo vitalmente interessati alla pace nel Mediterraneo”, aggiunse, e “nessuno potrà considerarci interlocutori estranei, o giudicarci animati da propositi invadenti se ci toccherà di far valere sempre la nostra parola su tutte le questioni rilevanti aperte nella regione”.

Questa era la concezione che il Governo avrebbe avuto, negli anni a venire, del Mediterraneo: uno spazio aperto, un terreno di incontro diplomatico, un’area geopolitica in cui raffreddare i confliggenti interessi della Guerra Fredda e delle diverse agende internazionali in nome di un interesse comune di matrice economica, politica, culturale, quasi che il saggio dedicato alla storia mediterranea da Fernand Braudel avesse funto da ispirazione “morale” per l’azione di Roma.

Tale spinta risoluta prendeva slancio sia dalla spinta del precedente interesse per la regione avviato da figure come Enrico Mattei e Aldo Moro.
Non solo…

Craxi rinnovò anche il Concordato con la Santa Sede (1984) confermando dopo 55 anni, la pace tra l’Italia e la sua Fede.

Craxi portò la pacificazione in Mozambico colpito dalla guerra civile e grazie all’espansione della diplomazia italiana in Libia, Egitto, Etiopia, Tunisia portò l’Italia ad essere un faro per la liberazione dell’Africa e degli africani.

Craxi in Medio Oriente legittimò l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina avendo il coraggio di legittimarne nell’aula del parlamento da Primo Ministro la ‘lotta armata’… tra le urla inferocite che sopraggiunsero dai banchi missini ‘amici d’Israele’.

Craxi non temé mai lo scontro – anche di civiltà – con gli Usa.

A Sigonella affermò il diritto di sovranità di questa nazione… e il diritto in senso puro senza timore alcuno di fronte l’ingerenza americana.

Ancora più emblematico del caso di Sigonella fu, in un certo senso, il suo discorso di fronte al Congresso Usa del 1985, nel corso del quale dichiarò senza mezzi termini la sua avversione al regime cileno di Augusto Pinochet apertamente sostenuto dagli Usa: “Sopra ogni altra sovrasta la richiesta di libertà del popolo cileno e questa richiesta ha bisogno dell’incondizionato appoggio di tutti noi”.

Craxi fu ancora il più acceso e convinto sostenitore della ‘resistenza’ dei popoli oppressi.
Aveva visitato il Cile poco dopo il golpe dell’11 settembre 1973 che portò alla deposizione di Salvator Allende e aveva da allora in avanti preso decisamente a cuore la vicenda del Paese oppresso dalla dittatura militare filo Washington.
Il sostegno alla resistenza cilena non fu mai messo in discussione dal Psi di Craxi, che politicamente seppe dare voce a diverse richieste d’aiuto contro regimi oppressivi o dittatoriali.

In nome di un concetto di libertà chiaro e trasversale, Craxi e il suo Psi furono schierati a favore di diversi movimenti di resistenza che si opponevano sia a regimi imperialisti che a giunte militari o di estrema destra, e analoga posizione ebbero i suoi governi.

Nel corso degli anni ebbero aiuti consistenti il radicale argentino Alfonsin – incontrato da Craxi dopo la sua ascesa alla presidenza nel 1983 – il brasiliano Lula, il peruviano Garcia, l’uruguaiano Sanguinetti… ed ancora Perez in Venezuela e i movimenti di resistenza di Eritrea, Somalia, Palestina.

Craxi intuì in anticipo le problematiche legate al mantenimento di sacche di miseria e oppressione in Paesi abitati da popolazioni giovani o desiderose di un’ascesa sociale, politica, collettiva.
E seppe intuire, nelle fasi finali della Guerra Fredda e negli anni che precedettero la sua uscita dalla vita pubblica italiana con Mani Pulite, le altrettanto problematiche conseguenze delle pulsioni disgregatrici della globalizzazione e dell’ascesa delle disuguaglianze su scala mondiale.

Nei suoi impegni dopo l’uscita da Palazzo Chigi, da leader del Psi e da inviato Onu, Craxi mise al centro dell’agenda la cooperazione allo sviluppo e l’alleanza tra i popoli più sviluppati e l’ex “Terzo Mondo”.
Infatti i Paesi europei avrebbero avuto tutto l’interesse nel farsi promotori di un grande piano di rilancio per la costruzione di una vasta regione euro-mediterranea e, al tempo stesso, a difendere l’ipotesi di un condono del debito dei Paesi meno sviluppati, in ottica anti-imperialista, anti-capitalisra e anti-globalista.

Nel settembre 1990, parlando di fronte alla Conferenza di Parigi sul debito del Terzo Mondo, Craxi indicò nella diffusione globale della povertà, nell’accensione di focolai di conflitto e nel degrado ambientale ed ecologico altrettanti fattori di disuguaglianza e anticipò il tema del “giubileo del debito” che sarebbe entrato nell’agenda delle grandi organizzazioni internazionali, dalla Banca Mondiale al G7, nel decennio successivo, e avrebbe avuto un sostenitore strenuo nel Vaticano di Papa Giovanni Paolo II.

Tale processo portò all’annullamento di miliardi di dollari di debiti dei Paesi africani e del resto del Terzo Mondo spesso gravanti sulle spalle di nazioni a causa delle politiche cleptocratiche o piratesche di regimi dittatoriali e classi dirigenti corrotte.

Craxi individuò nella cooperazione e nell’inclusione l’antidoto migliore contro l’ascesa di sentimenti islamisti e dell’immigrazione incontrollata.

Tirando le somme da questa concisa – a dire il vero – disamina politica delle idee e delle azioni del leader socialista… dopo 25 anni… le idee ed i principi di Craxi e del suo Socialismo sono, oggi più di ieri, un faro per chi lotta per una Patria Sovrana e Popolare.

È la ragione semplice, quasi umile, per la quale Bettino Craxi merita un posto nel Pantheon del Sovranismo Popolare.

“Lotta Politica” il Suo libro di di una Vita spesa per questa Italia diventa oggi un testo fondamentale per chiunque voglia essere un patriota.

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