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Corruzione e genocidi… mano nera, regia euro-globalista

Corruzione e genocidi… mano nera, regia euro-globalista

Non c’è pace nella regione dei grandi laghi africani.

I ribelli del M23 di etnia Tutsi – sostenuti dal Ruanda e dai milioni di euro che arrivano da Bruxelles – hanno conquistato la città di Goma in Congo, agglomerato di oltre un milione di abitanti.

In questa regione dell’Africa, non c’è pace da almeno 30 anni.

Eppure nessuno ne parla.
Né giornali né Tg.
Tantomeno ne parlano nei vari talk o salotti televisivi.

Nell’est della Repubblica democratica del Congo, nelle province di Ituri, Nord Kivu e Sud Kivu, prosegue la guerra tra le etnie degli Hutu e dei Tutsi.

Una guerra che nel 1994 provocò quasi un milione di morti ed un massacro che ebbe pochi uguali nella storia dell’uomo.

Una guerra che verrà ricordata come la guerra del machete, per l’arma che comunemente venne usata per uccidere e torturare i nemici.

A fomentare la guerra non è solo l’odio etnico e la voglia di vendetta, ci troviamo in una delle zone minerarie più ricche del mondo.

Cosa si nasconde dietro questa guerra “senza voce”?
Gli interessi euro-globalisti, che da sempre scippano il Paese di ogni suo bene.

Un tempo depredavano risorse, diamanti ed altro… oggi nel mirino ci sono quelli che loro chiamano “polmoni verdi”.

L’esercito congolese si è arreso quasi senza combattere ai ribelli del M23.

Il paese è uno dei più corrotti al mondo e proprio l’endemica corruzione, ha fatto si che l’esercito si sfaldasse.

Anche le forze di pace ONU si sono arrese e hanno abbandonato la città.

Almeno 15 i morti tra i caschi blu della forza di pace dell’ONU, forza che conta almeno 16.000 uomini, forniti dai vari paesi africani.
Oltre 200.000 i civili in fuga.

La caduta di Goma ha costretto il presidente congolese Félix Tshisekedi a rientrare in patria.

Sapete dov’era?

Era a Davos, al World Economic Forum, per presentare un suo colossale piano verde, il Green Corridor, ovvero la creazione della più grande area forestale protetta del mondo.
Naturalmente per la sua realizzazione aspettava i fondi miliardari che dovevano essere forniti dall’Unione Europea e da altri donatori privati.

Negli ultimi 10 anni, l’UE e i suoi Stati membri, per tutelare l’area che dovrebbe diventare il Green Corridor, hanno già speso circa un miliardo di dollari: 495 milioni l’UE e gli altri messi da Belgio, Germania, Francia e altri Paesi.

Fondi che sono andati per lo più persi nella grande corruzione del paese africano.

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