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Film il Conclave: propaganda e attacco alla Chiesa

Film il Conclave: propaganda e attacco alla Chiesa

La rivoluzione gender nella Chiesa si specchia nel film

Conclave
Riccardo Cascioli

Donne che diventano vicarie episcopali, suore che ritengono superata la distinzione maschio-femmina, cardinali che promuovono l’agenda Lgbt, organizzazioni omo e trans di casa in Vaticano. Questa è la realtà attuale della Chiesa e il film Conclave, candidato a 8 Oscar, è inquietante perché prefigura ciò che potrebbe accadere…

  • Il cardinale Cupich vuole una Chiesa arcobaleno, di Tommaso Scandroglio

Il vescovo della diocesi francese di Coutances et Avranches, mons. Grégoir Cador ha recentemente annunciato la nomina di una vicaria generale, Audrey Dubourget, aggregata quindi al consiglio episcopale. Anche nell’arcidiocesi di Bruxelles a dicembre era stata nominata una delegata episcopale, Rebecca Charlier-Alsberge, il cui nome è stato addirittura introdotto nella Preghiera eucaristica. In Italia, nella trasmissione tv Otto e Mezzo (La7) tocca a una suora, Paola Arosio, censurare la decisione del presidente americano Donald Trump di considerare soltanto i generi maschile e femminile, decisione ritenuta violenta e non al passo con i tempi. Sulle teorie omosessualiste e transessualiste del cardinale americano Blase Cupich potete leggere quest’altro articolo di Tommaso Scandroglio. E poi il Papa, che tra settembre e ottobre scorso ha ricevuto con grande enfasi due diversi gruppi di persone omo e transessuali, ma che soprattutto promuovono l’agenda LGBTecc. nella Chiesa.

Sono soltanto alcuni recenti fatti – se ne potrebbero citare tanti altri – che danno l’idea di come si stia realizzando nella Chiesa una vera e propria rivoluzione morale. Di più, è in atto un processo che snatura il sacerdozio.

E sono fatti che vengono immediatamente in mente dopo aver visto il film Conclave, diretto da Edward Berger e tratto dall’omonimo romanzo di Robert Harris, uscito in Italia nei giorni di Natale e ancora presente nelle sale cinematografiche con un buon successo di pubblico. Del resto parliamo di un film candidato a 8 premi Oscar, sette Golden Globes e tanti altri riconoscimenti. Dunque tra poche settimane, quando ci sarà la Notte degli Oscar, tornerà di grande attualità.

Malgrado ciò si potrebbe anche evitare di parlare di questo film, se fosse semplicemente l’ennesimo lavoro – pur cinematograficamente ben fatto – dedicato a screditare la Chiesa cattolica, con protagonisti dei cardinali dediti soltanto a trame di potere o con pesanti scheletri negli armadi. Cose già viste, si potrebbe dire.

In realtà l’operazione Conclave è molto più subdola e inquietante. Intendiamoci, gli ingredienti del thriller vaticano ci sono tutti: a cominciare dalla colonna sonora, degna di un film di Dario Argento, che fin dalle prime scene accompagna le azioni più ordinarie e ovvie che seguono la morte di un Papa, dando l’impressione di assistere a chissà quale misfatto. Né mancano gli scandali che via via emergono a Conclave in corso e ovviamente restano chiusi nelle segrete stanze: il cardinale africano con un figlio e il canadese che trama e paga altri cardinali per avere il loro voto. Poi ci sono i due fronti contrapposti, progressisti e tradizionalisti, rigorosamente occidentali, ovviamente impegnati in una lotta semplicemente di potere. Il tutto condito, nei rari discorsi importanti, da un linguaggio politicamente corretto: su tutti l’omelia nella Messa che introduce il conclave, quando il cardinale Lawrence, il decano che fa da guida nello svolgersi del film, pronuncia un elogio del dubbio contro ogni certezza. Dubbio che peraltro esprime il suo sentimento in un momento di crisi di fede.

Fino all’epilogo in cui, azzerati a colpi di scandalo tutti i principali candidati, in virtù di un banalissimo discorso su poveri e guerre guadagna i voti per il papato il cardinale giovane, che viene dalle periferie. E che però nasconde il segreto di una natura sessuale che si intuisce intersex, anche se la descrizione che ne viene fatta è di fanta-anatomia. Alla fine il nuovo Papa, con tutta la sua ambiguità e anche banalità, emerge come l’unica figura veramente positiva del Sacro Collegio, un uomo-donna che in virtù di questa natura ha la mitezza e la propensione al dialogo – contro l’arroganza e la violenza dei maschi tossici – di cui necessitano la Chiesa e il mondo.

Insomma una trama, se vogliamo, neanche troppo originale. Cosa c’è allora di inquietante in questo film? Che quella che solo un pontificato fa sarebbe stata considerata come un’opera di fanta-religione, come è stato il Codice da Vinci tanto per fare un esempio, oggi appare drammaticamente realistico. I discorsi dei cardinali nel film, in cui manca qualsiasi riferimento concreto alle ragioni della fede, sono terribilmente simili a quelli che oggi si sentono sulla bocca di tanti prelati, compreso l’elogio del dubbio, «la Chiesa non è tradizione» e così via. Anzi, nella realtà si sentono e si vedono cose ben peggiori.

Quando un vescovo promuove una mostra blasfema e un altro approva il fast food in chiesa con la giustificazione che «Gesù approverebbe», cosa vuoi che sia un cardinale ossessionato dalla paura che diventi Papa il candidato tradizionalista?
Se vogliamo, la realtà esemplificata dai fatti citati in apertura è già più avanti rispetto a quello che si vede nel film. Al punto che l’elezione a Papa di un cardinale intersex o anche transessuale, oggi – dopo l’attuale pontificato – non è più fanta-religione.

Il primo pensiero che viene in mente uscendo dal cinema è infatti che oggi questo epilogo sarebbe drammaticamente possibile, anzi ci si chiede se non sia già successo che qualche prete o vescovo sia esattamente in questa condizione. Ricordiamo che già tre anni fa la diocesi di Torino ha accettato di cresimare con il nuovo nome e genere una donna “diventata” uomo; e si può stare sicuri che altrove nel mondo occidentale non ci si scandalizzi più di casi del genere. La crescente pressione per l’accettazione nei seminari di candidati omosessuali al sacerdozio, poi va nella stessa direzione.

Nel film il Papa defunto viene a conoscenza della situazione del vescovo intersex e malgrado ciò lo nomina cardinale, gli dice «Vai avanti». Non è forse questa una situazione che ci è familiare? Non abbiamo visto in questi anni la brillante carriera di personaggi dichiaratamente pro-LGBT come il già citato cardinale Cupich o il cardinale Robert W. McElroy, promosso proprio nelle scorse settimane ad arcivescovo di Washington?

In fondo, Conclave fa da cassa di risonanza a chi nella Chiesa lavora per la sua distruzione, rendendo familiare e accettabile a un vasto pubblico, anche di cattolici, un epilogo come quello del film.

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