E nun ce Vonno Stà…
Attilio Negrini
Come recita la Treccani, per deportazione si intende la “Pena mediante cui il condannato è privato dei diritti civili e politici, allontanato dal luogo del reato e relegato in un territorio lontano dalla madrepatria”.
Il termine, usato contro Donald Trump per la decisione, già annunciata in campagna elettorale, di rimpatriare i clandestini pericolosi, ovviamente evoca Auschwitz. Così come il termine “negazionista”, usato contro chi non è d’accordo con le decisioni di lorsignori gli eletti illuminati, vuole evocare la connivenza con le idee naziste di chi nega la Shoah.
Siamo sempre lì, i sinistri, gravemente affetti da “poraccitudine”, vuoti di idee e ideali, schiavi del pensiero unico, ripieni esclusivamente di slogan, non avendo armi culturali per argomentare la loro contrarietà a certe decisioni controcorrente, applicano quella che in modo azzeccato Marcello Veneziani definisce la “reductio ad Hitlerum”.
Non ti piace tizio? È nazista, o fascista.
E allora supera il limite della tanto evocata inclusione e della tolleranza: noi siamo inclusivi, le minoranze vanno accettate, protette e tollerate, non amiamo la censura dei cattivoni fascionazisti o nazifascisti che dir si voglia, ma se qualcuno non è d’accordo con noi allora va annientato.
Questa è la dottrina eversiva della sinistra, soprattutto quando cova rancore dovuto alla frustrazione da sconfitta e dal dovere ammettere la superiorità dell’avversario.
Si tratta di un complesso di inferiorità che si manifesta con quello che nel calcio si chiama fallo di frustrazione, usato dal brocco quando viene dribblato dal campione.
Tornando alla deportazione, trattasi di pena con cui il condannato viene allontanato dalla madrepatria.
Rimandare a casa propria qualcuno significa esattamente l’opposto, quindi più che di una deportazione si tratta di un rimpatrio.
Capisco se la propaganda venisse da testate di partito, da giornaletti di provincia, da tabloid scandalistici, da Topolino o Caccia e Pesca, è invece incredibile che a seminare queste ridicole fake news, in Italiano balle, siano dei quotidiani che qualcuno, bontà sua, annovera ancora tra quelli seri e attendibili come il Corriere della Sera (che ormai da anni mi suona meglio come Corriere della Serva).
Che dire, continuino pure a disinformare, se il risultato è il declino dell’ideologia diventata la loro ragione sociale, siamo contenti tutti.
Ma se sentite dei rumori giungere da sottoterra non spaventatevi: sono Montanelli, Ostellino, Buzzati, Cervi, Albertini, che si rivoltano nella tomba.
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