Lo sterminio del popolo filippino ad opera degli Stati Uniti
Vitis Vera
Poche cose generano una memoria selettiva come i genocidi; alcuni vengono ricordati ossessivamente, con ogni mezzo e in un gran numero di paesi; altri sono sfortunatamente noti a pochi e non vengono ricordati da nessuno. Ovviamente conta molto il tipo di popolo che viene sottoposto a genocidio: se è un popolo influente, con una tradizione di produzione letteraria, presenze molto intense nel cinema, nel giornalismo e nella ricerca universitaria dei paesi occidentali è molto probabile che l’eventuale tragedia che ha vissuto trovi un’eco profonda e prolungata nella coscienza dei popoli.
Se il popolo vittima di genocidio è privo di alfabetizzazione e di cultura superiore e appartiene a una zona svantaggiata e arretrata del mondo curiosamente sembra impossibile permanga la memoria di ciò che ha subito.
Le cose poi si aggravano se lo stato che ha commesso il genocidio è uno dei più potenti della storia moderna, e, in particolare, lo stato egemone del Novecento: gli U.S.A.
Ho pensato a queste cose qualche giorno fa, leggendo un articolo dello storico De Mattei che, sulla rivista on-line Corrispondenza Romana, sembrava manifestare un certo entusiasmo per l’elezione di Trump e enfatizzava il fatto che nel suo discorso di insediamento il presidente neoeletto era sembrato ricalcare le orme del presidente McKinley (1897-1901), presidente simbolo di un paese che inizia un’inarrestabile espansione a livello mondiale e il cui operato tradiva un grande entusiasmo e una grande fiducia negli Stati Uniti e nel loro “destino manifesto”.
Lo storico prima citato definiva sinteticamente così l’operato di McKinley : “McKinley diede il colpo di grazia a ciò che restava del vecchio impero spagnolo conquistando Cuba e le Filippine” ( https://www.corrispondenzaromana.it/il-presidente-americano-donald-trump-e-la-forza-del-destino/).
Mi ha subito colpito il tono un po’ volgare della frase citata in bocca a un professore che si professa cattolico e che è notoriamente legato all’area genericamente definibile dei “tradizionalisti”, ovvero di coloro che non accettano la deriva modernista della Chiesa, contestano su molti punti la modernità anticristiana e la rivoluzione e lottano per salvaguardare la memoria e il patrimonio culturale di ciò che è stato la Christianitas (il prof. De Mattei, non a caso, è stato il fondatore ed è tuttora un animatore della rivista Radici Cristiane, che ha proprio questo scopo di custodia del passato dell’Occidente cattolico).
La volgarità della frase consiste nell’espressione usata (“diede il colpo di grazia”), ma più grave mi pare sia il pensiero sotteso a questa frase.
Infatti sembra che l’autore si compiaccia di cosa che in realtà dovrebbe addolorare: uno stato come gli U.S.A., puritano (ovvero guidato da un’élite WASP di eretici legati idealmente a Lutero e a Calvino), nemico della Chiesa Cattolica, che con una guerra ingiusta e probabilmente un “attentato sotto falsa bandiera” (l’affondamento molto sospetto della corazzata Maine nel porto di La Habana a Cuba) distrugge il legittimo impero spagnolo (il cui riconoscimento, anche giuridico, risaliva ai Papi del XV e XVI secolo).
Non riesco a comprendere come un cattolico possa compiacersi della vittoria di uno stato protestante (come ispirazione) e massonico (in larga parte dei suoi presidenti e dei membri della sua élite di comando) contro uno stato cattolico.
La frase citata inoltre semplifica ciò a cui la guerra ispano-americana portò (“…conquistando Cuba e le Filippine”), come se la conquista fosse stata pacifica e incruenta.
In realtà la conquista delle Filippine fu, dopo il genocidio dei pellerossa americani ad opera dell’esercito statunitense, il secondo grande genocidio compiuto dagli U.S.A..
Il presidente McKinley non è dunque figura troppo meritevole di essere ricordata, né degna di essere presa a modello, tanto meno deve suscitare alcun entusiasmo.
Il suo nome rimarrà legato alla mattanza che un a banda di sporchi assassini, travestiti da marines, fecero di milioni di filippini, incarcerando in campi di concentramento, torturando e uccidendo civili, donne, anziani, bambini indiscriminatamente (l’ordine era di sparare a chi avesse più di 10 anni di età).
Presento qui un bello studio introduttivo al tema, nella speranza che possa contribuire a spingere sempre più persone a scoprire i tanti genocidi compiuti anche da stati occidentali sulla carta liberali e democratici, moderni e civili, profeti della libertà e dei diritti dell’uomo…
Scoprire certe pagine storiche potrebbe aiutare anche oggi ad aprire gli occhi tutti coloro che sembrano, un po’ come manichei della politica internazionale, veder il bene solo negli U.S.A. , nell’Occidente e in Israele (sic!) e a vedere tutto il male concentrato solo ed esclusivamente in quello che chiamano “L’Asse del Male”, costituito da Russia-Cina-Iran…
IL GENOCIDIO DELLE FILIPPINE
Il genocidio delle Filippine è la storia di un genocidio dimenticato. I libri di storia americani parlano della guerra filippino-americana del 1899-1902, ma non menzionano il genocidio perpetrato dagli Stati Uniti d’America sul popolo filippino.
Mi sono imbattuto in riferimenti al genocidio delle Filippine nel 2009 e da allora ho trascorso molto tempo a fare ricerche in merito.
Ne ho parlato con molte persone e sembra che i filippini stessi non siano informati sul genocidio e che pochissimi ne abbiano sentito parlare.
Il fatto che non venga insegnato e che pochissime persone ne siano a conoscenza mi ha fatto pensare che sia realmente accaduto.
Così ho scavato più a fondo e sono giunta alla conclusione che è successo, ma quando i vincitori hanno scritto i libri di storia hanno cercato di nasconderlo perché era orribile.
Quello che mi ha portato a concludere che ciò sia accaduto sono le cifre riportate nei libri di storia, che semplicemente non tornano.
I libri di storia, scritti dai vincitori, affermano che durante questo periodo morirono tra le 200.000 e le 300.000 persone, un numero già impressionante se si considera che la popolazione delle Filippine all’epoca era di circa 9 milioni.
La cifra di 200.000-300.000 morti non può essere corretta. 300.000 filippini furono uccisi solo a Batangas e questo fatto dimostra che le cifre sono sbagliate.
Il libro di William Pomeroy “American Neocolonialism” (1970) cita la cifra di 600.000 filippini uccisi nella sola Luzon nel 1902. Questo dato è confermato dallo stesso generale Bell, che disse: “Stimiamo di aver ucciso un sesto della popolazione dell’isola principale di Luzon, circa 600.000 persone“.
E. Ahmed ha scritto in “The Theory and Fallacies of Contre-Insurgency“, The Nation, 2 agosto 1971:
La più sanguinosa guerra coloniale (in proporzione alla popolazione) condotta da una potenza bianca in Asia è costata la vita a 3 milioni di filippini“.
La storica filippina Luzviminda Francisco ha condotto un’indagine approfondita e documentata sul genocidio filippino, arrivando alla cifra di 1,4 milioni di filippini uccisi (The End of An Illusion, Londra, 1973). Tuttavia, questa cifra riguardava solo il periodo dal 1899 al 1905, ma non menzionava il bilancio delle vittime durante i primi due decenni del dominio coloniale americano, quando il massacro poteva aver rallentato ma continuava per “mantenere l’ordine“, né tiene conto delle migliaia di musulmani filippini (Moros) che furono brutalmente massacrati.
[…]
Il massacro
In un articolo pubblicato da “The Philadelphia Ledger” nel novembre 1901, il corrispondente da Manila scriveva:
“L’attuale guerra non è un atto di scarso spargimento di sangue o una battaglia da operetta. I nostri uomini sono stati implacabili, uccidendo per sterminare uomini, donne, bambini, prigionieri e prigioniere, insorti attivi e sospetti a volte anche di dieci anni, con l’idea che il filippino in quanto tale fosse poco meglio di un cane…“.
“I nostri soldati facevano bere acqua salata agli uomini per farli parlare. Hanno preso prigionieri che hanno alzato le mani e si sono arresi pacificamente e un’ora dopo, senza un atomo di prova che dimostrasse che erano insorti, li hanno fucilati uno per uno, li hanno gettati in acqua e li hanno lasciati galleggiare perché servissero da esempio a chi avrebbe trovato i loro cadaveri carichi di proiettili“.
“Il Maggiore disse che il Generale Smith gli aveva ordinato di uccidere e bruciare, e disse che più uccideva e bruciava più sarebbe stato felice, che non era il momento di fare prigionieri e che doveva rendere Samar un deserto. Il maggiore Waller chiese al generale Smith di definire il limite di età per uccidere, e il generale Smith rispose: “Tutti quelli che hanno più di dieci anni“.
I filippini non avevano alcuna possibilità contro la superiore e schiacciante potenza di fuoco delle truppe americane. Durante la prima battaglia, l’ammiraglio Dewey sparò granate da 500 libbre mentre risaliva il fiume Pasig. I corpi dei filippini morti erano così numerosi che le truppe americane li usarono come baluardo difensivo.
Lo scrittore e giornalista Mark Twain, noto soprattutto per il suo romanzo “Le avventure di Tom Sawyer“, scrisse:
“Ho visto che non intendiamo liberare, ma bensì schiacciare il popolo delle Filippine. Siamo andati a conquistare, non a liberare… e quindi sono anti-imperialista. Sono contrario a che l’aquila [americana] ponga i suoi artigli su qualsiasi altra terra“.
Il 15 ottobre 1900, Twain scrisse sul “New York Times“:
“Abbiamo “pacificato” migliaia di isolani e li abbiamo seppelliti, abbiamo distrutto i loro campi, bruciato i loro villaggi e spinto le loro vedove e i loro orfani lontano, nel dolore dell’esilio, a causa di poche decine di sgradevoli patrioti. Abbiamo sottomesso i restanti dieci milioni di persone con l’Assimilazione Benevola, che è il nuovo nome pietoso della fucileria. Abbiamo acquisito proprietà, tra cui le trecento concubine e altri schiavi del nostro partner commerciale, il Sultano di Sulu, e abbiamo issato la nostra bandiera protettiva su questo bottino. E così, grazie a queste provvidenze di Dio – e la frase è del governo, non mia – siamo diventati una potenza mondiale“. – Mark Twain
Mark Twain parlò anche del razzismo quasi sistematico delle truppe e dei politici bianchi americani, che descrisse come spudorato. Era profondamente turbato dai sadici crimini di guerra commessi dalle truppe americane. Suggerì di sostituire le stelle e le strisce della bandiera americana con un teschio e una croce.
La politica degli Stati Uniti era quella di uccidere il maggior numero possibile di filippini?
Il generale di brigata J. Franklin Bell scrisse: “Con poche eccezioni, praticamente l’intera popolazione ci era ostile con tutto il cuore“. Quindi non c’è dubbio che gli americani considerassero ogni filippino un nemico.
Gli Stati Uniti condussero una campagna di terra bruciata, incendiando e distruggendo villaggi, reinsediando gli abitanti in campi di concentramento nei luoghi in cui avevano precedentemente bruciato la terra e costruendo torri di guardia che dominavano le zone di tiro libero. Chiamarono questi campi di concentramento “reconcentrados”.
I reconcentrados (campi di concentramento) erano pieni di malattie e avevano un tasso di mortalità molto alto, fino al 20% in alcuni campi. Un campo era lungo 2 miglia e largo 1 miglio (3 chilometri per 1,5 chilometri) e imprigionava oltre 8.000 filippini.
Gli uomini venivano spesso radunati per essere interrogati sotto tortura. Non importava se fornivano o meno agli americani le informazioni che volevano, perché poi venivano tutti fucilati.
Un soldato di New York scrisse:
“La città di Titatia si è arresa a noi qualche giorno fa e due compagnie l’hanno occupata. Ieri sera uno dei nostri ragazzi è stato colpito e sventrato. Immediatamente il generale Wheaton ha dato l’ordine di bruciare la città e di uccidere ogni nativo in vista, cosa che alla fine è stata fatta. Circa 1.000 uomini, donne e bambini sono stati uccisi. Probabilmente sto diventando sempre più duro, perché mi sento glorioso quando posso puntare la mia pistola contro una pelle scura e premere il grilletto“.
Il caporale Sam Gillis scrisse:
“Facciamo andare tutti a casa alle sette del pomeriggio, e lo diciamo solo una volta. Se qualcuno si rifiuta, gli spariamo. La prima notte abbiamo ucciso più di 300 nativi. Avevano cercato di dare fuoco alla città. Se sparano un colpo da una casa, bruciamo la casa e tutte le case vicine, e spariamo ai nativi, così ora, in città, sono tranquilli.”
Un testimone oculare britannico nelle Filippine scrisse:
“Questa non è una guerra; è semplicemente un massacro, una macelleria gestita da assassini“.
Perché è avvenuto il genocidio nelle Filippine?
Tutto accadde a causa di una preghiera a Dio.
Il presidente McKinley disse che non voleva le Filippine. Ma una notte alla Casa Bianca, mentre era in ginocchio a pregare Dio, gli giunsero delle risposte:
Non poteva restituirle alla Spagna, sarebbe stato da codardi.
Non poteva lasciare le Filippine alla Francia o alla Germania, perché sarebbe stato negativo per gli affari.
Non poteva lasciare che i filippini si governassero da soli, perché li considerava incapaci.
Decise quindi che l’America avrebbe dovuto conquistare tutte le Filippine e non solo Manila, che era tutto ciò che gli americani avevano all’epoca, educare il popolo e cristianizzarlo, cosa che gli spagnoli avevano già fatto con molte persone.
Così, nel 1899, gli Stati Uniti dichiararono guerra alle Filippine con il pretesto di educare, cristianizzare e civilizzare il popolo e così iniziò il genocidio delle Filippine.
Il Boston Sunday Globe del 5 marzo 1899 affermava che i filippini erano dei selvaggi che avevano bisogno di essere civilizzati
Conclusione
Non possiamo essere sicuri della cifra di 3 milioni che alcuni storici danno, ma possiamo essere certi, a seguito di ricerche, che almeno 1,4 milioni di persone siano state massacrate durante il genocidio nelle Filippine tra il 1899 e il 1905. Tuttavia, è improbabile che le uccisioni si siano improvvisamente fermate. I resoconti dell’epoca mostrano quanto le truppe americane fossero diventate razziste nei confronti dei filippini. Mostrano anche che molti soldati erano venuti per approfittare del massacro. È possibile che uomini che erano diventati brutali assassini si siano improvvisamente fermati? È altamente improbabile. Basta guardare alle guerre di oggi, che non sono neanche lontanamente così brutali, e in un’epoca in cui le persone sono più istruite, per capire come la guerra influenzi alcune persone. Sappiamo anche che i combattimenti con i Moros sono continuati.
I numeri hanno raggiunto i 3 milioni?
Non lo sapremo mai con certezza, ma probabilmente è successo tra il 1899 e il 1942, quando è iniziata l’occupazione giapponese.
Fonte primaria : Link: http://lagazetteducitoyen.over-blog.com/2018/05/un-genocide-oublie-3-millions-de-philippins-massacres-par-les-americains-au-debut-du-xxeme-siecle.html
Fonte secondaria: Scelto e tradotto (IMC) da CptHook per ComeDonChisciotte (https://comedonchisciotte.org/un-genocidio-dimenticato-filippine-1899-1902/)
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