Il maggior flagello della Chiesa di Cristo

Il maggior flagello della Chiesa di Cristo

di Martino Mora

Jorge Mario Bergoglio (1936-2025) è stato per dodici lunghi anni il maggiore flagello della Chiesa di Cristo. Fingendo di guidarla, l’ha insozzata, l’ha infangata, l’ha disonorata con ogni forma di empietà, di idolatria, di blasfemia. Più o meno allo stesso livello di quel Benedetto IX (1012-1055), anch’egli di dubbia elezione, che san Pier Damiani definì “puzza del mondo e vergogna dell’umanità”.

Nemico del Bene, del Bello e del Vero, Bergoglio ha adorato e fatto adorare un idolo pagano nel santuario (la pachamama), ha bestemmiato più volte Cristo e la Madonna, ha partecipato a un rito sciamanico in Canada, ha deriso pubblicamente il Santissimo Sacramento, ha espresso per dodici lunghi anni il più radicale relativismo morale e religioso, fino a giungere all’orrore teologico del documento di Abu Dhabi.

Ha portato la statua di Martin Lutero in San Pietro, proponendola all’adorazione popolare. Ha anche fatto proiettare, per il gusto del laido e dello sfregio, mostruose teste di animali sulle pareti della stessa basilica. Ha oscillato incessantemente, come un pendolo, tra il più crasso e disgustoso materialismo e la spiritualità deviata e rovesciata.

Ha aperto le porte anche alla sodomia (Fiducia supplicans) dopo averle aperte alla fornicazione (Amoris laetitia). Ha cercato di impedire attivamente la partecipazione alla Messa tradizionale (Traditionis custodes).

Ha sostenuto in ogni modo, abusando della sua autorità, l’immigrazione di massa senza alcun limite. Ha proposto più volte il “meticciato” come modello di civiltà, lo Stato mondiale come modello politico. Peraltro in perfetta sintonia con i padroni mondiali del denaro (altro che “papa dei poveri”).

È stato l’unico pontefice della storia a chiudere tutte le chiese durante un’epidemia, compreso il giorno di Pasqua 2020, privando così i bisognosi di ogni conforto spirituale. Ha esaltato i vaccini sperimentali come “la luce del mondo e speranza dell’umanità”.

È stato il frutto più marcio di un albero malato (il Concilio Vaticano II). Ha portato all’estremo tutte le deviazioni e gli errori liberali ed ecumenici dei suoi immediati predecessori, che peraltro ha canonizzato con infinita malizia, perché l’esempio dei nuovi “santi” non permettesse alcun ritorno alla Tradizione.

Chi oggi l’esalta incondizionatamente e spudoratamente (Giorgia Meloni tra gli altri) è del tutto degno di Bergoglio e dell’odio feroce contro la Verità che costui ha sempre manifestato.

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