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Il potere delle toghe… quel deep state italiano

Il potere delle toghe… quel deep state italiano

È di nuovo in scena lo scontro aperto tra ‘toghe militanti’ e ‘politica’.

Chi a suo tempo tirò le monetine a Craxi e poi non sostenne Berlusconi nel logorante braccio di ferro con la Magistratura probabilmente inizia a comprendere la gravità della posta che era in atto un tempo e che è in atto oggi.

In Italia la ‘politica’ è sempre stata oggetto delle minacce – più che frequentemente – e dei tentativi – assai spesso riusciti – di sottomissione – all’occorrenza – del potere delle toghe.

È un potere – quello della Magistratura – che ha origini lontane… dai Tribunali Speciali partigiani tragica memoria dell’epurazione del mondo politico dei vinti al termine della guerra civile, non legittimabili ma legittimati e divenuti… Tribunali Ordinari.

Ne fu testimonianza tangibile l’insediamento di Togliatti al Ministero di Grazia e Giustizia.

Dopo Yalta i “comunisti italiani” – cosa assai diversa da quelli sovietici e dell’Est Europa – pienamente consapevoli che in Italia non avrebbero potuto conquistare il potere per scelte e logiche internazionali, ambirono e conquistare il “sottopotere”, meno visibile, ma ben radicato attraverso il quale esercitare un controllo sistemico anche di orientamento.

Quello che oggi possiamo definire “Stato profondo” (deep state) che si annida nelle viscere del potere e che va al di là della democrazia e della volontà popolare fu l’obiettivo realizzato dal vecchio PCI.

Ne conseguì allora come esattamente oggi che allorquando una qualsiasi forza politica provi o esperimenti ad uscire dalla tirannia del pensiero unico dominante venga stritolata dal potere delle toghe.

Molti sono stati gli esempi della storia repubblicana italiana…

Dai più piccoli antagonisti del sistema ai più grandi oppositori… quando non si piegano alla connivenza… chi “osa” attaccare il deep state fa una brutta fine.

Da Autonomia Operaia, che cacciò Lama e il Sindacato dall’Università fino ai dissidenti del 9 ottobre…
Da Craxi a Berlusconi, da Salvini alla Meloni.
In Italia lo ‘Stato Profondo’ non fa sconti.

Il sottopotere ‘globalista’ fin da prima della nascita del globalismo, in Italia è fortissimo, perché anticipa ciò che su scala mondiale è successo solo dopo la caduta del Muro e dell’Urss.
Il PCI da subito fu alleato di Londra e Washington – i partigiani comunisti prendevano ordini da Radio Londra, non da Mosca e qui accolsero gli americani non i sovietici! – e con esso riuscì a realizzare con una costruzione metodica un potere fortissimo e radicato, anche attraverso l’alleanza tra capitalisti e progressisti che portò alla spartizione materiale di controllo del sistema: l’economia agli atlantici… la cultura, i media, la Magistratura, le scuole e i ‘modelli antropologici’ alle sinistre.

Questa alleanza che dopo la caduta dell’Urss portò alla nascita del globalismo… oggi viene messa in discussione in ogni parte del mondo.

In Italia il cammino antiglobalista è oltremodo faticoso… tanto perché questa tirannia globalista ha radici, come evidenziato, ben più antiche e profonde e, quindi, più difficile da scardinare e culturalmente da superare.

Oggi la Meloni ha una grande opportunità.

Non fare passi indietro rispetto al deep state.

Dopo tre anni di sudditanza ai Biden e ai servi italiani si ritrova con una grande possibilità: Trump alla Casa Bianca.

Un primo passo sembra averlo fatto, liberandosi della Belloni (ora alla corte della Von der Leyen… guarda un po’…) dovrebbe ora sperimentare decisamente di uscire dal fanatismo atlantico che fino ad oggi l’ha costretta – in politica estera – a sostenere il terrorista Zelensky – e in politica – interna a privatizzare e liberalizzare più che selvaggiamente.

Se la Meloni sarà capace di trovare un nuovo equilibrio internazionale, grazie anche a Trump, a rompere con i Signori della Guerra e a guardare davvero alla Patria e alla Sovranità, potrebbe giocarsi e vincere una partita storica per la Nazione e il Popolo.

Ma sarà d’obbligo comprendere al Presidente del Consiglio che per non finire tristemente come Craxi e Berlusconi, qualora accettasse il rischio di una simile sfida, e non perire sotto i colpi di Bruxelles… non avrà bisogno dei vecchi missini – da sempre con gli atlantici – e non le basterà nemmeno il suo ‘partito’ che d’Italia come identità e sovranismo ha mostrato di aver ben poco…

Avrà bisogno di tutti gli italiani!
Gli italiani che vogliono in primis ma semplicemente… “Pace, Lavoro e Libertà!”.

A differenza di tutti gli altri politici la Meloni “puzza di popolo”, ancora ha la fortuna di essere percepita e vista come “una di noi”.

Chi la odia la chiama “pesciarola!”… l’insulto dei radical chic rinchiusi nei loro salotti borghesi e nei saloni televisivi…

Semplicemente Giorgia ama chiamarla chi viene dal popolo e del popolo ne conosce aspettative e volontà.

Dunque!
Ricordi la Meloni che sono tanti quelli rimasti “sotto le ghigliottine” delle toghe… Anche quelli da lei stessa additati e abbandonati…

Quelli del 9 ottobre e delle proteste contro il Green Pass sono un monito e un esempio!

Dunque!
Se questa nostra Patria vuole davvero diventare “sovrana e popolare” dovrà andare oltre e superare i vecchi steccati… e per primo il Presidente del Consiglio!

Non è tempo di rancori e storie andate… c’è uno scontro aperto.
O con la sovranità popolare o con il globalismo.
O con l’Italia o con Bruxelles.
O con la pace o con la guerra.
O con il Lavoro o con il liberismo.
O con la Giustizia o con il potere delle toghe militanti!

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