La passerella della vergogna

La passerella della vergogna

La Redazione

Provate a pensare a un medico che offende pesantemente i colleghi, che deride i pazienti, che passa più tempo sui social che in corsia, ambulatorio o laboratorio.

Un medico di tal genere dovrebbe essere severamente richiamato all’osservanza del codice deontologico, a un’etica fondata sul rispetto.

Invece accade che tale medico riceva un importante riconoscimento pubblico da parte del Capo di uno Stato.

Sembra inverosimile, mentre purtroppo è quello che accade in Italia.

Se poi il presidente della Repubblica è Sergio Mattarella, colui che ha firmato il più vergognoso dei provvedimenti, come quello dei green pass, allora tutto torna.

Ed infatti Mattarella ha consegnato, al Quirinale, le medaglie al “Merito della salute pubblica” e ai “Benemeriti della salute pubblica” a una lista di personaggi, che viene aperta proprio da Roberto Burioni, il virologo del san Raffaele che attraverso i microfoni sempre generosamente offertigli da Fabio Fazio, divenne la prima virostar dell’epidemia, caratterizzandosi per uno stile aggressivo, irridente, arrogante, che doveva anche purtroppo fare scuola, risultando uno stile di comportamento che venne adottato da tanti medici e infermieri che si sentivano in diritto di insultare i pazienti e i colleghi con un pensiero diverso sulla narrazione pandemica cui veniva rifiutato ogni tipo di dialogo e di confronto.

Il divulgatore di Stato Burioni non è stato certo l’unico a ricevere l’onorificenza da Mattarella, ma certamente questa scelta ha un forte significato.

E’ il “metodo Burioni” che viene premiato, il metodo dell’offesa, del turpiloquio, della chiusura al dibattito scientifico.

Oltre al pesarese, sono stati una sessantina coloro che hanno ricevuto un riconoscimento, professionisti di vari ambiti della sanità, ma circa un terzo di essi hanno avuto a che fare col Covid, e non tanto per le cure, ma per il sostegno pubblico dato alla campagna vaccinale e alla divulgazione della narrazione ufficiale.

Un riconoscimento hanno ricevuto coloro che erano addetti alla “logistica” della gestione pandemica: la medaglia d’oro “al merito della sanità pubblica” è stata ad esempio conferita al professor Ciro Aprea, un ingegnere che è stato il responsabile del mantenimento della “catena del freddo dei vaccini” anti virus.

Una “catena del freddo” che sembrava inizialmente una delle principali caratteristiche dei salvifici supersieri, anche se ben presto i vaccini vennero fatti anche sulle spiagge assolate, ricordiamoci la promozione stile supermercato: un vaccino- una birra.

E dal momento che nella narrazione di Stato la pandemia era vista come una guerra (prove tecniche di militarizzazione del pensiero), non potevano mancare i riconoscimenti ai portatori di divisa.

Al generale Francesco Figliuolo è stata riconosciuta la medaglia d’oro “ai benemeriti della salute pubblica” per come ha lavorato “al fine di fronteggiare la complessa fase emergenziale dovuta alla pandemia, nonché per aver portato l’Italia ai primi posti a livello mondiale per la risposta vaccinale all’emergenza pandemica”.

Così il generale si è ritrovato una nuova mostrina da aggiungere alla collezione, sempre ostentata sui media, da far invidia al Maresciallo Montgomery.

Stesso riconoscimento al generale di divisone Girolamo Petrachi e al maggiore generale Tommaso Petroni, che facevano parte della Struttura commissariale per l’emergenza pandemica.

Queste scelte, e relative motivazioni, fatte da Mattarella, sembrano una volta di più ribadire agli occhi dell’opinione pubblica che il Covid era un nemico contro il quale si è combattuto e vinto, anche se con danni collaterali non trascurabili, grazie ad un’arma formidabile, il vaccino.

Con tanto di medaglie finali agli “eroici” combattenti.

Questa è la versione ufficiale che deve passare alla storia, ma è una versione falsa, distorta, vergognosa che mai in futuro potrà riappacificare chi a causa della “presunta pandemia” ha pagato un prezzo altissimo.

Come chi ha perso il lavoro, chi è stato offeso e umiliato, emarginato per aver scelto di non piegarsi alla narrazione terroristica del covid, alle vittime e i familiari dei morti e danneggiati a causa dei vari protocolli e delle scelte strategiche operate, come Tachipirina e vigile attesa, a chi ha pagato anche con la reclusione, l’essere sceso in piazza per gridare Lavoro e Libertà.

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