(FSSPX)
Ciò che i pellegrini vengono a vedere a Roma non sono solo opere d’arte, ma anche l’eredità degli Apostoli.
Il pellegrinaggio a Roma, oltre alla visita delle grandi basiliche per ottenere l’indulgenza, offre l’opportunità di godere di un patrimonio artistico e storico eccezionale.
Tuttavia, vi è una visita che riveste per il cattolico un’importanza di primo piano, anche se non abbaglia quanto la profusione di marmi, ori e mosaici che adornano la Città Eterna. Si tratta della Necropoli vaticana.
Il visitatore viene condotto sotto la basilica di San Pietro, sotto la cripta detta delle grotte vaticane, per esplorare i resti di una necropoli antica. Queste pietre, queste murature, ma anche quei pochi affreschi conservati parlano veramente solo allo specialista. Ma durante la visita si indica un condotto, in fondo al quale si distingue una lampada accesa vicino a un muro rosso. Poco più tardi, una colonnina incastrata in una muratura è destinata ad attirare l’attenzione. Infine si giunge davanti a un muro perforato da un’apertura irregolare, ricoperto di graffiti. Nell’apertura si possono distinguere, se si ha buon occhio, alcune cassette di plexiglas. Se il turista è perplesso, il fedele, invece, si inginocchia e canta «Tu es Petrus»: si tratta delle reliquie del Principe degli Apostoli. Venerando questi sacri resti, non si onora soltanto la persona del pescatore di Galilea, ma anche l’istituzione divina del sommo pontificato nella Chiesa.
La tradizione della presenza delle reliquie di san Pietro in Vaticano era stata contestata dai protestanti, e nessun tentativo di scavo era stato portato a termine, forse per paura di non trovare nulla e di alimentare le beffe. Fu quando papa Pio XI morì, dopo aver chiesto di essere sepolto il più vicino possibile alla Confessione della basilica vaticana, che si iniziò a scavare, non per effettuare scavi, ma per erigere il monumento. Piuttosto rapidamente si scoprì una camera funeraria riccamente ornata di affreschi. La Provvidenza invitava a proseguire.
Papa Pio XII trovò in George Strake, un americano che aveva provvidenzialmente fatto fortuna con il petrolio, un benefattore disposto a finanziare lavori lunghi e incerti, che dovevano rimanere riservati. Gli scavi furono condotti in due campagne, negli anni ’40 e ’50. Da ciò che fu scoperto, e da altri studi, si possono trarre alcuni elementi della storia delle reliquie dell’Apostolo.
Alla sua morte, «vittima di un’ingiusta gelosia» secondo papa san Clemente, crocifisso a testa in giù nel circo della residenza vaticana dell’imperatore, Pietro fu sepolto nella necropoli vicina situata sul colle Vaticano. Senza dubbio i fedeli onorarono discretamente la sua sepoltura.
Un modesto monumento fu eretto a metà del II secolo, un muro rosso – quello che si distingue ancora durante la visita – perforato da due nicchie, una tavoletta sostenuta da due piccole colonne, di cui una è ancora visibile. I resti di san Pietro furono sepolti sotto questo monumento, chiamato «trofeo di Gaio» perché un sacerdote con questo nome menziona verso il 200 i «trofei» (monumenti) degli Apostoli Pietro e Paolo a Roma.
Sembra accertato che a metà del III secolo, durante la persecuzione di Valeriano, le reliquie siano state esumate e trasferite nella Catacomba di San Sebastiano per evitare la profanazione. Gli innumerevoli graffiti visibili in questo luogo attestano un culto particolare dei due Apostoli. Le reliquie di san Pietro furono riportate in Vaticano al più tardi con l’avvento di Costantino, ma collocate non più nella cavità sotto il trofeo di Gaio, ma per precauzione in un muro spesso costruito lungo l’edicola, avvolte in un ricco tessuto e sigillate. La presenza delle reliquie in questo muro sembra essere stata conosciuta, poiché è ricoperto di graffiti il cui significato, decifrato nel XX secolo, è chiaramente cristiano.
L’imperatore Costantino fece poi edificare un mausoleo intorno all’edicola per onorare san Pietro, e la prima basilica dedicata all’Apostolo. Essa fu saccheggiata dai Goti nel VI secolo, ma alla fine dello stesso secolo, san Gregorio Magno fece erigere un altare sopra il monumento e innalzare il pavimento della basilica. La stessa operazione fu rinnovata da Callisto II nel XII secolo. Nel XVI secolo, si intraprese la completa ricostruzione della basilica, che fu completata nel 1612 sotto Paolo V. Il pavimento fu infine rialzato di 3 metri rispetto a quello della basilica di Costantino, ma l’altare è situato esattamente in verticale rispetto al primo monumento funerario dell’Apostolo.
Il visitatore che si avvicina alla Confessione vede al livello delle grotte vaticane una nicchia ornata da un mosaico del Salvatore, leggermente decentrata rispetto all’asse di simmetria dell’insieme. Il muro ornato da una lampada che provoca lo spostamento è quello che contiene le reliquie dell’Apostolo.
È questo luogo che è circondato dalla devozione della Chiesa: non solo i fedeli, ma anche le autorità: per esempio, il pallio, insegna propria degli arcivescovi, riposa una notte in una cassetta in questa nicchia, vicino alle reliquie di san Pietro, prima di essere solennemente consegnato ai nuovi arcivescovi nella festa dei santi Pietro e Paolo.
Il culto delle reliquie non impedisce che Dio sia il Dio, non dei morti, ma dei vivi.
Bibliografia:
John O’Neil: La tomba del pescatore, Artège, 2020.
Margherita Guarducci: San Pietro ritrovato, Saint-Paul, 1975.
Lascia un commento