No alla Commissione Covid

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Oms, schiaffo all’Italia: quante domande senza risposta

Andrea Zambrano

Rifiutando l’audizione in Commissione Covid, l’Oms ha dato prova della sua mancanza di trasparenza: dai vaccini ai lockdown, dai finanziamenti di Gates alla censura fino alla sua sudditanza con la Cina: quante domande nel cassetto mentre noi continuiamo a finanziarla.

Con una lettera indirizzata al suo presidente, il senatore di Fratelli d’Italia Marco Lisei, l’Oms ha rifiutato di sedersi sul banco delle audizioni della Commissione Covid. Un vero e proprio schiaffo non solo rifilato ai commissari, ma a tutta l’Italia, che pure contribuisce con svariati milioni di euro al finanziamento della pachidermica istituzione sovranazionale. Finanziata dagli Stati, ma gli stati non possono mettere becco e chiamarla a rispondere del suo operato.

La lettera, resa nota da Lisei durante l’ufficio di presidenza di martedì scorso, porta la firma di un funzionario, Gaudenz Silberschmidt, direttore del settore Salute e partnership multilaterali e delle relazioni esterne e ha mandato su tutte le furie lo stesso Lisei che in un video sui suoi social ha preso di mira l’Oms: «La scelta dell’Oms di rifiutare di inviare dei propri rappresentanti in commissione Covid per essere auditi – ha detto Lisei – mi ha profondamente colpito. La richiesta proveniva da molti gruppi parlamentari e sono molto amareggiato di non potervi dare seguito. L’Oms durante la pandemia è stata oggetto di numerose accuse sull’assenza di trasparenza e terzietà. Venire a riferire e rispondere in commissione d’inchiesta sarebbe stata l’occasione proprio per dissipare questi dubbi e opacità; respingere la richiesta non farà invece altro che alimentarli ulteriormente. Non ci si può sorprendere poi se alcuni Paesi scelgono di uscire da questa organizzazione internazionale mettendone in discussione la credibilità».

Un giudizio ugualmente duro è stato espresso dai commissari in quota Fratelli d’Italia, i quali hanno rimarcato che il rifiuto dell’Oms ad essere audita danneggia la propria credibilità».

La motivazione addotta da Silberschmidt mira a «proteggere l’imparzialità e l’obbiettività dell’Oms». Non si capisce da cosa, a patto che non si voglia derubricare una commissione bicamerale istituita con legge dal Parlamento italiano come un tribunale politico autoreferenziale, ma questi sono i pregiudizi dei 5 Stelle e del Pd. Il sospetto è piuttosto il contrario: quello dell’insofferenza delle organizzazioni sovranazionali al confronto democratico e trasparente sul proprio operato. Un’insofferenza che si è tradotta in un vero e proprio schiaffo istituzionale nei confronti di uno stato finanziatore, che costringe ora l’Italia a interrogarsi sull’utilità della propria permanenza nel carrozzone guidato da Tedros Adhanom Ghebreyesus.

Perché di domande da rivolgere all’Oms, a proposito della gestione della pandemia da Covid-19, ce ne sarebbero state davvero tante e forse non sarebbe bastato un giorno di audizioni.

Domande sulle campagne decise, sulle censure, domande su come ha gestito i media e domande su come ha imposto i vaccini, ma anche su come la stessa Oms abbia portato avanti l’agenda dei suoi finanziatori “a progetto”, ovvero coloro i quali già da dieci anni, vedi Bill Gates, hanno promesso un ingente impegno finanziario a patto che venisse inaugurata la decade dei vaccini.

Giova ricordare, solo a futura memoria, quelle domande che senza un’audizione dei vertici Oms in Italia resteranno nel cassetto, impedendo così alla Commissione di arrivare a fare pienamente luce sui fatti della pandemia.

Rinfreschiamo allora la memoria ai funzionari dell’organizzazione sanitaria internazionale ricordando ad esempio che i fondi dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, 4,6 miliardi di dollari su un budget complessivo di 5,6 miliardi di dollari, dipendono in gran parte dall’industria farmaceutica, così come la ricerca scientifica in ambito sanitario. Come ci si può dunque fidare se il controllato controlla il controllore? Questa, ad esempio, poteva essere la prima domanda.

Peraltro, è noto che i maggiori finanziatori dell’Oms siano Bill Gates, il quale, attraverso la sua fondazione “Bill & Melinda Gates Foundation” e GAVI Alliance (ente di cooperazione mondiale creato nel 2000, sempre da Gates, avente come scopo quello di diffondere “l’immunizzazione per tutti” attraverso i vaccini), che di fatto controllano l’Oms e ne indirizzano la politica, i programmi e le strategie sanitarie.

Un’altra domanda poteva essere quella legata alle decisioni sui lockdown e le restrizioni della libertà, che i governi hanno preso: l’Italia è stata capofila per coercizione quasi sadica, quelle politiche liberticide sono state suggerite e promosse proprio dalla stessa Oms.

E che dire della campagna di censura che l’organizzazione introdusse per modificare la definizione di “immunità di gregge”, uno dei capisaldi dell’immunologia, dopo che la dichiarazione di Great Barrington, con cognizione di causa, aveva chiesto di riprendere una vita normale e coesistere col virus? L’Oms, pur di dar torto ai firmatari, cambiò la definizione di immunità di gregge, negando decenni di ricerca medica, dicendo che «una popolazione può essere protetta da un certo virus se viene raggiunta una determinata soglia di vaccinazione. L’immunità di gregge si consegue proteggendo la gente da un virus, non esponendola ad esso». Una affermazione antiscientifica, motivata evidentemente solo da ragioni politiche, non certo per l’emergere di nuove evidenze scientifiche.

Sempre sul fronte della censura, sono molti i tentativi, riusciti, dell’Oms di indirizzare la comunicazione internazionale. Dopo aver proclamato la pandemia da Covid 19, la stessa Oms coniò l’espressione “infodemia” per tacciare di fake news chiunque mettese in discussione con prove scientifiche e ragionevoli le decisioni che venivano prese con una narrazione a senso unico. In piena pandemia lanciò una campagna contro la disinformazione sul Covid-19, avvalendosi dell’intelligenza artificiale e delle moderne tecniche di raccolta dati per dare la caccia alle bufale. Una campagna di monitoraggio del web a cui si accodarono la maggior parte dei social, Facebook in testa.

E che dire delle ancora oscure e ambigue inchieste con le quali l’Oms si riprometteva di indagare le origini del Covid-19? Perché l’Oms non inviò immediatamente una sua équipe in Cina per verificare le informazioni ricevute dal governo cinese? E perché ha mancato completamente in quello che dovrebbe essere il suo ruolo-guida a livello globale, cioè definire programmi di ricerca sanitaria e fissare standard per definire che cosa è sano e cosa no? Le risposte sono da ricercare sicuramente nei mancati controlli e nel rapporto di sudditanza che lo stesso direttore generale Ghebreyesus ha con la Cina, Stato-padrone che tiene in piedi totalmente l’economia del suo paese, l’Etiopia.

Venendo ai vaccini, una domanda fondamentale da rivolgere ai vertici Oms poteva essere quella sull’algoritmo utilizzato per escludere i nessi di causa tra reazioni avverse gravi e vaccinazione anti Covid. Come scoprì e documentò il nostro Paolo Bellavite, il vero peccato originale delle mancate correlazioni, derivava da un algoritmo dell’Oms del 2018 che escludeva in partenza – ed esclude ancora oggi – una correlazione nel caso in cui siano presenti altre possibili cause. In questo modo il vaccino è stato quasi sempre assolto.

Infine, che ruolo ha giocato l’Oms nella bocciatura, a volte clamorosa, di terapie o farmaci che stavano già dando dei risultati incoraggianti nella cura del Covid-19? Fu la stessa organizzazione mondiale della sanità a decidere di sospendere i test sull’uso dell’idrossiclorochina per il trattamento del Covid-19, manifestando preoccupazione per la sicurezza del farmaco. Seguirono studi scientifici ritrattati e polemiche a non finire, che seppellirono per sempre l’utilizzo di questo importante farmaco che stava dando risultati concreti e indiscutibili sul campo. Tutto sotterrato, perché l’obiettivo era arrivare al vaccino e lasciare solo il vaccino come unica possibilità di difesa.

Una decisione poco scientifica e molto politica. Ma adesso che la politica chiede conto di queste scelte, il pachiderma dai piedi d’argilla, batte in ritirata sottraendosi alla verità. Intanto, noi paghiamo.

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