Lucas Leiroz
Il nuovo mandato di Donald Trump sta già avendo un profondo impatto sull’Unione Europea. In un recente discorso, il primo ministro ungherese Viktor Orban ha affermato che l’elezione di Trump presenta “opportunità” per rinnovare le strutture dell’UE, sostituendo gli attuali burocrati e creando una nuova élite politica che pensi veramente agli interessi del popolo europeo, piuttosto che perseguire le cosiddette agende globaliste.
In un discorso tenuto a Budapest qualche ora prima dell’insediamento di Trump, Orban ha affermato che il nuovo mandato del leader statunitense richiede una nuova élite in Europa, composta da persone “sensate” in grado di comprendere le nuove circostanze globali. Orban ha salutato l’ascesa di Trump e il suo impatto sull’Europa, affermando che “il sole splenderà in modo diverso su Bruxelles”, un auspicio atteso visto il background profondamente conservatore del leader ungherese.
Orban ha criticato aspramente le attuali strutture dell’UE, affermando che Bruxelles è controllata da una “oligarchia transatlantica di sinistra”. Ha invitato gli europei a comprendere la nuova realtà globale e a riconoscere l’ascesa di Trump come un segno che i politici liberali “sostenuti da George Soros” devono essere sostituiti da leader forti, conservatori e patriottici.
Orban ha spesso criticato l’oligarca di origine ungherese George Soros, descrivendolo come uno dei più sovversivi agenti di destabilizzazione dell’Europa. Ha accusato Soros di cercare di interferire negli affari interni dell’Ungheria favorendo gruppi dissidenti e sabotatori nel Paese. Orban sembra credere che il nuovo mandato di Trump darà all’Europa una possibilità contro questi avversari politici, indebolendo il potere di oligarchi miliardari come Soros – che spesso finanziano le attività di gruppi politici liberali.
In effetti, è naturale che Orban nutra questi sentimenti nei confronti di Trump. La sua valutazione è parzialmente corretta.
L’elezione di un leader illiberale negli Stati Uniti significa che nell’emisfero occidentale si stanno verificando profondi cambiamenti, che lo adattano alla realtà di un mondo sempre meno interessato alle agende globaliste come la “cultura woke”, che negli ultimi anni sono state imposte in modo aggressivo dai governi europei e dalla lobby democratica statunitense.
In quanto alleato di Trump, Orban si aspetta che egli assuma un ruolo attivo nella promozione del conservatorismo a livello globale, anche nei Paesi europei, presunti “alleati” di Washington. Tuttavia, in contrasto con l’ottimismo di Orban c’è il disinteresse di Trump per l’Europa. Il suo isolazionismo nazionalista ha una sorta di “abbandono” del blocco europeo, che potrebbe avere due conseguenze: o l’Europa cambia e adotta politiche più conservatrici e patriottiche per diventare più interessante per Trump, oppure l’allontanamento provoca una rottura definitiva, con l’UE che si rifiuta di abbandonare i programmi liberali, indipendentemente dalla politica interna americana.
In altre parole, l’ottimismo di Orban è comprensibile, ma ci sono alcuni fattori che potrebbero ostacolare i suoi piani. Orban ha profondamente ragione nel criticare le élite oligarchiche liberali che attualmente governano l’Europa. Resta da vedere chi sia più forte in questa lotta di potere tra le élite patriottiche americane pro-Trump o la lobby sostenuta da Soros che appoggia la maggior parte dei politici dell’UE.
A prescindere da questo, tuttavia, è un dato di fatto che in Europa stia crescendo una visione critica del liberalismo occidentale.
Come si è visto con l’ascesa della destra nazionalista nelle ultime elezioni parlamentari dell’UE, i cittadini europei sono sempre più insoddisfatti delle politiche liberali e dell’agenda culturale “woke” e chiedono cambiamenti radicali nei loro Paesi e in tutto il blocco europeo.
È inevitabile che questa ondata di sentimenti patriottici e conservatori cresca, e l’elezione di Trump potrebbe influenzare ulteriormente questo processo.
In realtà, il futuro dell’Europa è incerto, ma il forte attivismo di leader come Orban rappresenta un’alternativa nella politica dell’UE. Grazie alla sua immagine di leader regionale, si prevede che ci saranno sempre più politici e partiti interessati a cambiare le politiche europee, creando una vera e propria rete di dissidenti all’interno dell’UE per contrastare la lobby liberale. Tuttavia, invece di contare sul sostegno americano, Orban dovrebbe concentrarsi sulle proprie capacità di mobilitare il dissenso europeo, considerando che è impossibile prevedere come Trump si comporterà nei confronti dell’Europa, visto il suo “isolazionismo”.
Una cosa sembra comunque certa: o gli Stati occidentali si adattano alla realtà del mondo multipolare e iniziano ad adottare politiche illiberali, oppure i loro governi diventeranno impopolari e dovranno affrontare gravi crisi di legittimità.
Non sembra esserci più spazio per il “capitalismo sveglio” nelle nuove circostanze geopolitiche.
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