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Rubrica Filosofare 004 Mezzanotte e un minuto

Rubrica Filosofare 004 Mezzanotte e un minuto

“Non esiste un’ora più buia di mezzanotte” recita un detto popolare.
Come il sole che tramonta ogni sera e rinasce ogni mattina, anche noi abbiamo la possibilità di rinascere.
È questo di cui parla uno dei più grandi poemi di tutti i tempi “La Divina Commedia” del cui autore condividiamo, con orgoglio, la nazionalità.
Rinascita.
Dante inizia il suo poema raccontando di aver affrontato una grande depressione nella sua vita all’età di circa 35 anni

Nel mezzo del cammin di nostra vita
mi ritrovai per una selva oscura,
ché la diritta via era smarrita.

È perso, in un bosco, al buio e nemmeno lui sa dire come ci sia finito. Vaga per questo bosco finché non vede davanti a sé un monte dietro il quale sta sorgendo il sole. Confortato dalla luce che vede nascere, pensa di aver ritrovato la strada, ma dinnanzi a lui si schierano tre belve feroci: una lonza (un ghepardo), un leone e una lupa. Le tre belve gli impediscono di proseguire il cammino verso il sole, verso la salvezza.
Si pongono di fronte a lui e lo terrorizzano a tal punto che il Poeta inizia a correre indietro e torna verso quel bosco dal quale, con molta fatica, pochi minuti prima sembrava essere riuscito ad uscire.
Tra gli alberi vede una figura umana “Miserere di me” gli grida, “abbi pietà di me” “aiutami” sia tu ombra o uomo in carne ed ossa. E la misteriosa figura risponde: non uomo, uomo già fui, vissi a Roma sotto Augusto e scrissi le avventure di Enea

Mentre ch’i’ rovinava in basso loco,
dinanzi agli occhi mi si fu offerto
chi per lungo silenzio parea fioco. 63

Quando vidi costui nel gran diserto,
«Miserere di me,» gridai a lui,
«qual che tu sii, od ombra od omo certo!» 66

Rispuosemi: «Non omo, omo già fui,
e li parenti miei furon lombardi,
mantoani per patria ambedui. 69

Nacqui sub Iulio, ancor che fosse tardi,
e vissi a Roma sotto ’l buono Augusto
al tempo de li dei falsi e bugiardi. 72

Poeta fui, e cantai di quel giusto
figliuol d’Anchise che venne di Troia
poi che il superbo Ilïón fu combusto. 75

Il cuore di Dante ha un sussulto: quell’uomo è Virgilio. Il Suo maestro. Luce nelle tenebre.

Or se’ tu quel Virgilio e quella fonte
che spandi di parlar sì largo fiume?»,
rispuos’io lui con vergognosa fronte. 81

«O de li altri poeti onore e lume,
vagliami ’l lungo studio e ’l grande amore
che m’ha fatto cercar lo tuo volume. 84

Tu se’ lo mio maestro e ’l mio autore,
tu se’ solo colui da cu’ io tolsi
lo bello stilo che m’ha fatto onore. 87

Vedi la bestia per cu’ io mi volsi;
aiutami da lei, famoso saggio,
ch’ella mi fa tremar le vene e i polsi».

Virgilio spiega, a quel punto, a Dante, che la strada verso la salvezza non è da quella parte ma che dovrà “morire” e scendere ancora più in basso verso la sofferenza per poter davvero rinascere.
“A te convien tenere altro viaggio…”
Dante guarda il suo maestro, la luce nelle tenebre della vita e si fa coraggio, accompagnato da lui può discendere anche “tra le dannate genti” perché nulla teme.
Inizia questo viaggio col Vate suo il nostro Dante, padre della nostra meravigliosa lingua e vuole inviarci un messaggio: non esiste un’ora più buia di mezzanotte se abbiamo delle passioni, se il nostro cuore palpita di vita. I nostri maestri, i nostri punti di riferimento possono guidarci nel cammino.

“ma per trattar del ben ch’i’ vi trovai,
dirò de l’altre cose ch’i’ v’ho scorte. “

In questa selva si era perso, smarrito, ma scrive di questo per le cose belle che ha trovato nel percorso della sua rinascita.
Racconta della sua sofferenza, di quanto stava male e MA lo racconta solo per dirci che c’è sempre una speranza per chi sa vedere il bello e per chi non si arrende.
Dedico le parole del Poeta a tutti coloro che, guardando l’orologio, possano accorgersi che è già mezzanotte e un minuto.

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