La democrazia è nata in Grecia nel VI sec a.C.
Fin dalle sue origini ha determinato sempre un rapporto ambiguo tra i centri del potere e il popolo: in alcuni secoli ha subito un netto rifiuto, in altri è stata accantonata e in altri invece è divenuta oggetto di una profonda esaltazione.
Oggi, nei paesi occidentali la democrazia è conosciuta come la sola forma auspicabile di buon governo e la missione di molti Stati è stata quella di esportare questa formula laddove ancora non fosse giunta.
Nonostante la democrazia sia nata in Grecia, Platone, il grande filosofo greco che getta le basi del pensiero occidentale, non aveva un buon giudizio su questa modalità di governo che considerava degenere.
Con la sua opera “La Repubblica”, scritta intorno al 390-360 a.C. Platone analizza e classifica le forme di governo.
Secondo il filosofo le forme di governo sono quattro:
La timocrazia: (da timé: considerazione, onore) Platone identifica questo ordinamento con quello di Sparta.
Questo regime ambisce a mantenere l’onore per i magistrati e la vita comunitaria dei guerrieri.
Al potere però non ci sono i filosofi, ma uomini rozzi che hanno come unico interesse la guerra e la ginnastica.
Nella timocrazia la città è dominata dall’animosità e dall’ira.
Gli uomini sono avidi di ricchezza e di piaceri; le ambizioni prevalenti sono mascherate da una buona reputazione esteriore ma non dalle virtù interiori.
L’oligarchia: nell’oligarchia i ricchi comandano i poveri e questi ultimi non possono partecipare al governo.
Il passaggio a questa forma di governo avviene a causa dell’avidità di denaro degli uomini della timocrazia. Tipico di questo regime è l’adozione di un criterio censitario per l’accesso alle cariche pubbliche e al governo della città; proprio questo ultimo aspetto viene condannato da Platone.
La selezione avviene quindi in base al censo e non in base alle competenze. Inoltre altra caratteristica è la conflittualità che si viene generando nella città composta da una parte dai ricchi e dall’altra dai poveri.
La democrazia: il continuo impoverimento dei cittadini causato dagli affaristi al potere dei regimi oligarchici comporta il crescente indebitamento e impoverimento dei cittadini.
Questa degenerazione porta a una progressiva crescita di cittadini ostili ai ricchi che arriveranno alla ribellione.
La democrazia nasce proprio in questo contesto: dopo aver rovesciato i ricchi, i poveri si spartiscono gli incarichi di governo.
Il rovesciamento del vecchio regime porta alla libertà, libertà intesa anche come possibilità di fare quello che si vuole.
La persona è dunque libera di agire come vuole e nella democrazia l’azione dell’individuo è singola e non vissuta come parte di un intero.
Questa mancanza di forma comporta però necessariamente uno stravolgimento di valori e quindi una mancanza di gerarchia e proprio questa libertà si traduce secondo Platone in assenza di una regola comune, cioè in anarchia.
Secondo la tradizione la democrazia è intesa da Platone come il regime peggiore.
La tirannide: La tirannide deriva da una involuzione della democrazia.
Mentre l’oligarchia degenera a causa del denaro, la democrazia invece si rovina a causa della sua eccessiva libertà.
La libertà che essa comporta è infatti senza principi e senza autocontrollo.
La tirannide che ne deriva è un potere meramente personale, ne consegue che il regime è destrutturato e informe.
Dunque, qual’è, secondo Platone, la forma di governo auspicabile?
L’unica forma di governo auspicabile per Platone è, dunque, la Monarchia con a capo un governante-filosofo.
Il monarca di Platone non è il pastore che guida il gregge, ma una persona che è stata forgiata sin dalla nascita con i migliori strumenti etico-culturali.
Non possiede la conoscenza di ciò che è giusto o sbagliato a priori ma, conoscendo a fondo le dinamiche interne e la divisione dei ruoli necessaria per far funzionare al meglio una Polis, applica queste conoscenze per il corretto e giusto svolgimento della vita comunitaria.
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