La Redazione
La Sindone ci parla in modo eloquente di fatti avvenuti duemila anni fa.
Eppure si perpetuano bugie per negare la sua autenticità nonostante oltre cent’anni di ricerche e pubblicazioni che avvalorano il legame tra quel lenzuolo e la Passione, Morte e Risurrezione di Gesù.
La Pasqua riporta alla ribalta la Sindone, la venerata reliquia conservata a Torino da più di quattro secoli.
«Singolarissimo testimone della Pasqua, della Passione, della Morte e della Risurrezione. Testimone muto, ma nello stesso tempo sorprendentemente eloquente».
«Questo volto, queste mani e questi piedi, questo costato, tutto questo corpo parla, è esso stesso una parola che possiamo ascoltare nel silenzio».
In questi giorni si sono moltiplicate le conferenze, le mostre, i libri, gli articoli sulla Sindone.
In questo fermento di iniziative, non potevano certo mancare i detrattori, gli scettici, i dubbiosi sempre.
Si nega così con disinvoltura tutto quello che è stato trovato e pubblicato in oltre cent’anni di ricerche: la manifattura della stoffa, molto pregiata, che contiene tracce di DNA di persone dell’India, ad avvalorare la possibilità che Giuseppe d’Arimatea l’abbia comprata al Tempio; cospicue tracce anche di DNA mediorientale; la presenza di aloe e mirra e l’abbondanza di pollini di piante della Terra Santa; la presenza di aragonite simile a quella trovata nelle grotte di Gerusalemme; una cucitura laterale identica a quelle esistenti su stoffe ebraiche del I secolo d.C.
Il cadavere che è stato nel lenzuolo è quello di un uomo flagellato, coronato di spine, crocifisso con chiodi e trapassato da una lancia al fianco.
Tutto coincide con la descrizione della Passione di Cristo che si trova nei Vangeli.
Il tempo di contatto fra corpo e lenzuolo è stato valutato attorno alle 36-40 ore, dopo le quali sul lenzuolo si è formata l’immagine del corpo.
Alcuni tentano di svalutare le analisi condotte da Pierluigi Baima Bollone, che è stato direttore dell’Istituto di Medicina Legale di Torino, il quale ha dimostrato che il sangue è umano e di gruppo AB, lo stesso del Sudario di Oviedo e di alcuni miracoli eucaristici.
Lo stuolo dei demolitori alla fine dice che se la Sindone è vera o è falsa non cambia nulla, tanto quello che importa è l’immagine che rimanda a Gesù.
Non si rendono conto del fatto che se non fosse il lenzuolo funebre di Gesù, sarebbe il risultato di un orrendo delitto perpetrato per realizzare una falsa reliquia, dunque non un rimando a Gesù in una icona fatta per meditare.
Un’altra affermazione ambigua, che vuole essere poetica, è questa: “La Sindone non dà risposte, pone domande. Può essere una prova della Resurrezione?
La risposta a una domanda di fede non si trova nella Sindone ma piuttosto negli occhi e nel cuore di chi guarda”.
Chi dice questo non considera tutti i risultati degli esami scientifici, che – come già detto – hanno dato moltissime risposte ai nostri quesiti.
I fisici che hanno condotto gli esperimenti con il laser presso l’ENEA hanno ammesso che dai loro risultati si può pensare alla formazione dell’immagine con una luce come quella che Gesù sprigionò durante la Trasfigurazione.
La risposta dunque non può essere negli occhi e nel cuore di chi guarda, ma nelle risposte la Sindone ha dato agli scienziati.
Il fastidio per l’autenticità della Sindone arriva perfino a definirla un’ “ossessione”.
La Sindone è la testimonianza del sacrificio di nostro Signore Gesù Cristo che fattosi uomo, salì alla Croce dopo innumerevoli torture per la nostra Redenzione e per la salvezza del Mondo.
Viva Cristo Re.
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