Le parole di San G. Bosco contro Massoneria e Rivoluzione Francese

Le parole di San G. Bosco contro Massoneria e Rivoluzione Francese

Premessa.
Piccolo Vademecum Cristiano.

Manuale di guerra per essere fedeli a Cristo nella società dell’apostasia

La Storia Sacra facile da imparare – dalla creazione dell’Universo alla fondazione della Chiesa

Storia d’Italia

Da quest’ultimo volume offriamo ai lettori questo estratto, che – nell’ultima parte del libro – sintetizza la visione del santo su Massoneria e Rivoluzione francese:

Queste società segrete sono generalmente conosciute sotto il nome di Carbonari, Franchi-Muratori (Francs-maçons), di Giacobini e Illuminati e presero queste varie denominazioni nei vari tempi, ma tutte concordano nel fine.

Mirano cioè a rovesciare la società presente, della quale sono malcontenti, perché non vi trovano un posto conveniente alla loro ambizione, né la libertà per secondare le passioni.

Per rovinare la società, essi lavorano a schiantare la religione ed ogni idea morale dal cuor degli uomini e abbattere ogni autorità religiosa e civile, cioè il Pontificato Romano ed i troni.

Questo fine ultimo è un segreto riservato ai soli caporioni, gli altri sono distinti in diversi gradi e non conoscono dell’iniqua trama se non quel poco che loro è rivelato; ma tutti si obbligano con giuramento ad eseguire ciecamente quanto loro è comandato dai capi, fosse anche di dare una pugnalata all’amico; tutti del pari si obbligano col loro danaro ad accrescere l’erario della società. Le radunanze sono varie, secondo i vari gradi, affinché a tutti non sia ugualmente noto il mistero d’iniquità.

Molti si lasciarono con facilità indurre a dare il loro nome a cosiffatte società, perché nei primi gradi non è rivelata la malvagità del fine e si parla solo di fratellanza, di filantropia e simili.

Gli effetti di queste società scoppiarono primieramente in Francia. In quel regno a Luigi XIV era succeduto un suo nipote, che prese il nome di Luigi XV (anno 1715).

Questo re aveva dato di sé belle speranze ma attorniato da cattivi cortigiani, si era in appresso ingolfato nei piaceri, trascurando gli affari dello Stato e ponendo in non cale le miserie del popolo.

A lui, dopo un regno assai lungo, succedette pure un suo nipote, che fu detto Luigi XVI (anno 1774).

Quando salì sul trono questo re, gl’impieghi e i beni dello Stato erano mal compartiti, gravi imposte pesavano sul popolo, in alcuni luoghi la giustizia era male amministrata e a tutto ciò si aggiungeva la carestia. Luigi XVI tentò di porre argine ai mali della Francia ma per opera delle sopradette società segrete i suoi sforzi furono vani.
Queste andavano esagerando i mali, specialmente per mezzo dei pubblici fogli, eccitavano i popoli alla rivolta e tanto fecero che riuscirono a far scoppiare nel 1789 una delle più terribili rivoluzioni.

Si commisero allora barbarie inaudite.
Si cominciò dal perseguitare la religione ne’ suoi sacerdoti, fino a farne macello di duecento alla volta a colpi di cannone; la nobiltà fu abbattuta e obbligata a rinunziare ai suoi feudi e titoli; il re fu deposto dal trono e condannato a lasciare la testa sul patibolo, al quale poco stante venne eziandio condotta la regina.

La classe media, ossia la borghesia, fu quella che cominciò la rivoluzione, servendosi della plebe e la plebe alla sua volta la volle proseguire e diventare sovrana, come infatti diventò.

Ed allora trasse sul patibolo a centinaia quegli stessi borghesi, che avevano condannato a morte i preti ed i nobili.

Per questa rivoluzione ciò che stava sopra la società andò sotto e ciò che stava al disotto venne sopra, e così regnò l’anarchia della plebaglia.

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